martedì 5 dicembre 2023

TESI DI PAOLA OLIVO ANNO 1951: "I NOMI POPOLARI DELLE PIANTE IN CADORE"

 

PAOLA OLIVO

I familiari di Paola Olivo mi hanno fatto gentilmente pervenire la copia scannerizzata in formato PDF della Tesi di Laurea della stessa (Università di Padova - Facoltà di Lettere - Anno accademico 1950-51 - Relatore Prof. Carlo Tagliavini).

Il file originale è di circa 120 MB (Sono 381 pagine oltre a 14 pagine tra Introduzione, Bibliografia e Abbreviazioni)
, ed è stato da me suddiviso in tre file da 40 MB circa ciascuno e messo su Google Cloud da dove si può scaricare oppure leggere online.
La presente pubblicazione è stata debitamente autorizzata dai familiari.
Si tratta di una tesi interessantissima che copre una lacuna in materia.


Paola Olivo nacque a Venas di Valle di Cadore in borgata Suppiane nel 1927. Era figlia di Luigi "d'Ignazio" (1890-1980) e di Angela De Bernardo "de Filippo" (1891-1984). Sposò Federico Wonnesch (1917-1992).
Morì a Verona il 3/1/2000. È sepolta nel cimitero di San Marco Vecchio a Venas/Suppiane.


Avevo iniziato a digitalizzare la tesi, e queste sono le prime pagine. Se mi sarà possibile, provvederò a digitalizzare tutto il libro.


 



N O T A


Certi simboli usati nella tesi corrispondono, in base ai criteri attuali di scrittura del ladino, ai seguenti:


TESI

ATTUALE

ϑ

č

k

ñ      

/ \ ‵ ′

(= th inglese)

c dolce

c duro

gn

si possono omettere






Venas di Cadore, 5 dicembre 2023

Giancarlo Soravia 


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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA

FACOLTÀ DI LETTERE

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TESI DI LAUREA




I nomi popolari delle Piante in Cadore

CON SPECIALE RIGUARDO ALLA VAL DEL BOITE




Relatore: Prof. CARLO TAGLIAVINI


Laureanda: PAOLA OLIVO



ANNO ACCADEMICO 1950 - 51



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I N T R O D U Z I O N E




Quando, giunta quasi al termine dei miei studi, dovetti pensare all'argomento da scegliere per la tesi di laurea, mi si presentò subito l'idea di compiere un lavoro sulla terminologia botanica cadorina. Era un lavoro interessante, che mi dava possibilità di conoscere più da vicino la nostra Flora e mi permetteva soprattutto, di studiare alcune voce fra le più caratteristiche del nostri dialetti, proprie in un campo che, per quanto riguarda il Cadore, non è stato ancora stato sufficientemente esplorate.

Ho cercato di svolgere il mio tema con il maggior zelo possibile, nonostante abbia incontrato molte difficoltà, specialmente nella classificazione dello piante e nella elaborazione del materiale. Questo è frutto, per quanto riguarda la Val del Boite, di interrogazioni da me fatte sul posto; solo per Cortina mi sono giovata della pubblicazione del Sig. R. Zardini: "Indice di nomi dialettali ampezzani di piante e fiori spontanei" e del Vocabolario Ampezzano del Dr. A. Majoni.

Per quanto riguarda, invece, gli altri paesi del Cadore e il Comelico, i nomi sono stati ricavati dalle dissertazioni inedite depositate nell'Istituto di Glottologia e dai lavori del Prof. Tagliavini "Il dialetto del Comelico”.

Il nome - come dice V. Bertoldi (“Un Ribelle” 3) - risponde sempre a un bisogno; raramente la pianta interessa al popolo nel suo complesso: tutt’al più è considerata come inutile o dannosa: sono le singole parti che attraggono maggiormente la attenzione del campagnolo.

Il bulbo, il frutto, le foglie, i semi, prestandosi a usi medicinali o a giochi fanciulleschi, si sono acquistati diritto di pretendere una denominazione propria.

Anche la maggior parte dei nomi popolari di piante della nostra regione alludono alla forma del fiore o del bulbo o delle foglie: “Man d Adamo”, “Man de la Madona”, “creste de gal”, “boton de oro”, “lumbrela” ecc.

Spesso in passato la pianta serviva per le sue proprietà medicinali: in ciò, appunto, trovano spiegazione nomi come: "erba da tai", "stagnasango", "fuoie de la Madona" ecc..

Se poi il fiorire coincide con qualche festa di Santo, ecco allora sorgere denominazioni come: "fior de S. Duane", "erba de S. Piero", "viola de S. Bastian".

A primavera sui prati in fiore, qual è quel fanciullo che non s'attarda a sfogliare margherite, a succhiare l'umore dolciastro del fiori del Lamie o della Lonicera ? Che non raccoglie le azzurre corolle della genziana per farle scoppiare sul palmo delle sue mani e che non intreccia cestini coi lunghi steli della piantaggine ? Anche a siffatti giochi deve molti nomi la nostra terminologia botanioa ( “estiei", “s-ciopetin", "uoli”…..).

In alcuni termini troviamo anche tracce della cosiddetta “signatura rerum". Infatti nel Medio Evo era diffusa tra i dotti "la credenza che l'aspetto esterno, cioè la forma e i colori delle varie parti di una pianta, fossero sicuro indizio delle malattie contro le quali la pianta stessa doveva essere adoperata: “similia similibus curantur". (PB 83).

Cosi, per esempio, la fantasia popolare vuol vedere una relazione tra il colore ceruleo dell' Eufrasia e il mal d'occhi, tra i semi del colchico e i pidocchi.....

Alcuni nomi, come "scarpete de la Madona", "scarpe del Signor", "oci de la Madona".… non sono certamente creazioni spontanee, ma traduzioni e calchi dei termini latini degli erbari, sorti in seno alla classe degli erboristi e dei botanici e diffusisi poi, attraverso i monaci, in tutte le regioni..

Molti termini sono in Cadore importazioni dal Veneto, specialmente quelli che servono a "denominare piante usate in cucina e in generale nella vita casalinga" (Battisti, Storia 155) dal tedesco ("framentel", "rapunzel", "edelbais") e dalla lingua letteraria stessa ("ciclamino", "beladona"... )

Una cosa, soprattutto, ho notato, scorrendo, studiando, confrontando il mio materiale: che gli usi, le credenze e anche le denominazioni stesse trovate nelle nostre valli, sono comuni a più regioni, a più popoli. Bene, dunque, dice V. Bertoldi: "Un filo, pur talvolta invisibile, congiunge specialmente nelle manifestazioni della vita campestre, il vecchio col nuovo, il popolo del Nord con quello del Mezzogiorno, l’età antica attraverso quella media con quella moderna. L'atteggiamento dei vari popoli dinanzi alle cose della natura, il modo di usarne nella lotta quotidiana per l'esistenza, il modo di esprimere nel linguaggio per mezzo di varie immagini, il mondo di sensazioni destato dalle varie forme della Flora sono come degli eterni ritornelli nella vasta sinfonia umana”. (Bertoldi ARom. VIII° 267).

 

(Fine Introduzione)

......(Paola Olivo)


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……..SEGUE…….



PDF TESI PAOLA OLIVO

1^ PARTE

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2^ PARTE

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3^ PARTE

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