Riporto due (rare) canzonette amorose tratte da una tesi di laurea di Rosetta Palmieri[1] del 1943. Non sono in grado di sapere se siano originali o meno, in quanto vi sono (nella prima) degli evidenti venetismi, segnati nelle note. Sono comunque documenti notevoli, perchè testimoniano una seppur minima produzione poetica amorosa cadorina.
CUAN CHE PASSO
Cuan che passo e te sos su la porta
Parché córesto inte inbòta ?
No son mia an orco da bete spavento
Oh, parché as-to paura de mi ?
----------Non te sas che èi perso la pase
----------Che sospiro par ti nuóte e dì
----------Che èi la testa pì ciauda del forno
----------Su! resòlvete a dirme de sì.
Su! resòlvete a farme feliẑe
Su! destrighete a darme parola
Sarèi sempre costante a ti sola
Vogaremo al batelo d'amor.
Nota i venetismi: pase, dirme, farme, darme, vogaremo al batelo d'amor.
Traduzione
(letterale) di Giancarlo Soravia:
Quando
passo e sei sulla porta
Perché corri dentro (=scappi) subito ?
Non sono mica un orco da mettere spavento
Oh, perché hai paura di me ?
Non sai che ho perso la pace
Che sospiro per te notte e giorno
Che ho la testa più calda del forno
Su! risolviti a dirmi di sì.
Su! risolviti a farmi felice
Su! sbrigati a darmi parola
Sarò sempre fedele a te sola
Vogheremo al battello d'amor
Perché corri dentro (=scappi) subito ?
Non sono mica un orco da mettere spavento
Oh, perché hai paura di me ?
Non sai che ho perso la pace
Che sospiro per te notte e giorno
Che ho la testa più calda del forno
Su! risolviti a dirmi di sì.
Su! risolviti a farmi felice
Su! sbrigati a darmi parola
Sarò sempre fedele a te sola
Vogheremo al battello d'amor
INANTE CHE LASSE VOI
Inante che lasse voi, mè dolẑe amore,
Ei da vede i monte a caminà
Al de là de esse quaranta oto ore
E l'à de piera da deventà al mar.
----------E se chesto amor nol sarà viéro
----------Dal ẑiel à da ienì al nieve nero
----------E se duto chesto nol podarà ienì
----------Inante che lasse voi, èi da morì.
Nota: In questa canzone non si notano venetismi, le parole che si discostano dal dialetto, amore, nero, sono forme dettate dalla rima.
Traduzione
(letterale) di Giancarlo Soravia:
Prima che lasci voi, mio dolce amore,
Ho da vedere i monti camminare
Non passeranno quarantotto ore
E deve di pietra diventare il mare.
E se questo amore non sarà vero
Dal cielo deve venire neve nera
E se tutto questo non potrà venire
Prima che lasci voi, ho da morire.
Prima che lasci voi, mio dolce amore,
Ho da vedere i monti camminare
Non passeranno quarantotto ore
E deve di pietra diventare il mare.
E se questo amore non sarà vero
Dal cielo deve venire neve nera
E se tutto questo non potrà venire
Prima che lasci voi, ho da morire.